Alberto Giacometti – “Lotar (III)”
1965
Bronzo, cm 62 x 25 x 35
Basilea, Fondazione Beyeler
Marina Novelli
www.marinanovelli.it
Alla mollezza delle linee e forme allungate che abbiamo visto in Moore si contrappongono i tratti brevi, intensi, pieni di tensione e di drammaticita’ di Alberto Giacometti…egli infatti va oltre, quasi distruggendo la statua, di cui rimangono pochi residui di bronzo, casuali, come se si trattasse di liquide sgocciolature di cera. Se infatti, a proposito di Moore, si parlava di “crescita” organica, qua invece si evince l’assoluto contrario. La vibrazione del disfacimento! Non e’ infatti la statua a fare lo spazio, ma lo spazio a disfare la statua.
Vissuto a Parigi, Giacometti e’ di formazione surrealista da cui poi, successivamente, si allontana, ed e’ facile constatare come nella sua scultura si sia adoperato per portare al limite la crisi della scultura stessa, palesando la negativita’ nel rapporto tra forma plastica e spazio.
Le sue figure ci appaiono in una sempre implicante situazione prospettica che le consuma e le distrugge.
Lothar ci appare contratto, solo!…cosicche’ Giacometti non intende manifestarci un “essere”, ma un “non essere”; non a caso infatti Sartre ha sentito nella sua scultura “l’espressione della condizione esistenziale dell’uomo moderno…alla soglia tra l’ “Essere e il Nulla”.
La solitudine… la solitudine esistenziale e’ la costante che, secondo me, accompagna tutte le opere del grande maestro.
Guardando Lothar non posso non pensare alla contrapposizione che c’e’ con la vitale ed espansiva arte di Gian Lorenzo Bernini…Giacometti riduce tutto a veloci tratti, apparentemente sgarbati, ma altrettanto e fortemente densi di pathos.
Lothar e’ uno dei busti piu’ famosi di Giacometti, (che personalmente prediligo maggiormente nelle sue figure dritte in piedi e fortemente allungate verticalmente…verso l’alto!) in cui, piu’ che in ogni altra, la tradizionale compattezza del corpo umano e’ disgregata in un’agitazione vitale…Lothar e’ solo, inginocchiato, forse piangente, quasi implorante…sebbene le braccia appoggiate alle sue ginocchia ne confermino “ancora” la sua stabilita’; anche la luce che investe il busto sembra diventare materica…materica come il corpo che non sembra accoglierla…ma, ma tangibilmente, assorbirla…ruvida!
Grazie per la cortese attenzione!🌼🌸🌞🌸🌼
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14 Comments
Rispondi a Paula Maria Debiasi Annulla risposta
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Alla mollezza delle linee e forme allungate che abbiamo visto in Moore si contrappongono i tratti brevi, intensi, pieni di tensione e di drammaticita’ di Alberto Giacometti…egli infatti va oltre, quasi distruggendo la statua, di cui rimangono pochi residui di bronzo, casuali, come se si trattasse di liquide sgocciolature di cera. Se infatti, a proposito di Moore, si parlava di “crescita” organica, qua invece si evince l’assoluto contrario. La vibrazione del disfacimento! Non e’ infatti la statua a fare lo spazio, ma lo spazio a disfare la statua.
Vissuto a Parigi, Giacometti e’ di formazione surrealista da cui poi, successivamente, si allontana, ed e’ facile constatare come nella sua scultura si sia adoperato per portare al limite la crisi della scultura stessa, palesando la negativita’ nel rapporto tra forma plastica e spazio.
Le sue figure ci appaiono in una sempre implicante situazione prospettica che le consuma e le distrugge.
Lothar ci appare contratto, solo!…cosicche’ Giacometti non intende manifestarci un “essere”, ma un “non essere”; non a caso infatti Sartre ha sentito nella sua scultura “l’espressione della condizione esistenziale dell’uomo moderno…alla soglia tra l’ “Essere e il Nulla”.
La solitudine… la solitudine esistenziale e’ la costante che, secondo me, accompagna tutte le opere del grande maestro.
Guardando Lothar non posso non pensare alla contrapposizione che c’e’ con la vitale ed espansiva arte di Gian Lorenzo Bernini…Giacometti riduce tutto a veloci tratti, apparentemente sgarbati, ma altrettanto e fortemente densi di pathos.
Lothar e’ uno dei busti piu’ famosi di Giacometti, (che personalmente prediligo maggiormente nelle sue figure dritte in piedi e fortemente allungate verticalmente…verso l’alto!) in cui, piu’ che in ogni altra, la tradizionale compattezza del corpo umano e’ disgregata in un’agitazione vitale…Lothar e’ solo, inginocchiato, forse piangente, quasi implorante…sebbene le braccia appoggiate alle sue ginocchia ne confermino “ancora” la sua stabilita’; anche la luce che investe il busto sembra diventare materica…materica come il corpo che non sembra accoglierla…ma, ma tangibilmente, assorbirla…ruvida!
Grazie per la cortese attenzione!
Splendida illustrazione Marina! Vero… qui siamo molto distanti dalle armonie del Bernini… e la cosa che mi ha colpito era vedere Lothar in quella posa così “rassegnata”… con quegli sprazzi addosso come “appiccicati”… una sensazione fortissima di solitudine… grazie!!!
Grazie…a dopo per il “brindisi”!!!🌼🌸🍸🍸🌸🌼
Sisisisisisisi!
Ammirare un opera del Bernini, di Michelangelo per me sarebbe più semplice.. catturano l’attenzione..le forme, le espressioni, le pose possono ad un occhio non esperto suscitare emozioni. È bello invece scoprire che anche sculture così diverse “parlano, raccontano” la loro storia..
Come sempre grazie Marina!!
Vero Daniela…. “parlano” in modo diverso… ma “raccontano” anche loro… grazie!
Come sempre…prego, Daniela Ceppatelli!🌼🌸🌞🌸🌼
Concordo con Franco sensazione di solitudine è molto dolore…
Come sempre grazie Marina e Franco
💖💖💖
Grazie Rosanna Turetta…grazie di cu❤re!!!🌼🌸🌞🌸🌼
Buona sera, questa non la conoscevo ho vista tanto tempo fa un altra di Giacometti, mi trasmette, resto in piede!!!❤
Intensa vero Paula? Buon proseguo di pomeriggio!