Henry Moore – “Guerriero morente (Falling Warrior)”
1956 – 1957
Bronzo, lungo. cm 147,5
Cambridge, Clare College
Marina Novelli
wwww.marinanovelli.it
Guardando con attenzione la singolare scultura di Moore si evince che quasi sempre le sue figure sono figure…sdraiate a terra, ma sempre colte nell’atto di sollevarsi, come se volessero liberarsi della terra a cui sono ancora fisicamente avvinte.
Nel “Guerriero Morente” invece, nella sua alta espressivita’, Moore ci mostra una figura dal corpo informe con la testa piccola e rigida, con le gambe scheletriche ma ancora aerobiche anche se avvizzite; il tutto permeato di una grande ed sconvolgente espressivita’, di cui si continuano a sentire le tensioni di arcaiche lotte…spesso fratricide. Il morente e’ semidisteso su una sorta di altare, sicuramente vittima di una guerra, ma sembra quasi che, prima di esalare l’ultimo respiro, stia compiendo un ultimo sobbalzo…un guizzo…un’ultima reazione alla sopraggiungente agonia…alla morte. L’attimo che precede una morte che lo condurra’ nell’eterno!…mentre e’ presente ed ancora vigile il suo scudo che sembra ancora proteggerlo prima del suo totale e definitivo decesso.
Moore ha avuto il suo momento di maggiore successo dopo la seconda guerra mondiale, restituendo cosi’, con la sua arte, la speranza alla gente oramai sgomenta, atterrita e disorientata…divenendo il segno e la forma di un nuovo futuro…un futuro scevro delle colpe passate.
Ho sempre apprezzato le sue sculture, dove la luce non e’ mai incidente ma armoniosamente sdrucciola, morbida, scivolosa…fu questa l’impressione che ne ebbi quando lo vidi per la prima volta ad Assisi…nel mistico spazio antistante la chiesa di San Francesco…avevo da poco compiuto in miei ventiquattro anni…era di sera inoltrata, ma ricordo ancora la luce che splendeva sulle arrotondate levigature delle sue opere…opere che mi ricordano i sassi che spesso sono solita raccogliere sulla riva del mare e che colleziono gelosamente, esponendoli in bella mostra nel mio piccolo, ma coloratissimo terrazzino, in cui adesso sto’ scrivendo; li osservo e, come nelle sculture di Moore, ne colgo le morbide forme che il tempio e le correnti hanno esercitato su di loro…”la materia ha la sua storia, ed e’ questa che la plasma, la costituisce in forma”. Bello cogliere il suo lirismo!
Per Moor, infatti e per concludere, “l’umanita’ non e’ ancora nata, ma nascera’…sta infatti faticosamente nascendo espressa da una materia che lievita…come il seme nella terra”.
Grazie per la vostra attenzione.🌼🌸🌞🌸🌼
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Guardando con attenzione la singolare scultura di Moore si evince che quasi sempre le sue figure sono figure…sdraiate a terra, ma sempre colte nell’atto di sollevarsi, come se volessero liberarsi della terra a cui sono ancora fisicamente avvinte.
Nel “Guerriero Morente” invece, nella sua alta espressivita’, Moore ci mostra una figura dal corpo informe con la testa piccola e rigida, con le gambe scheletriche ma ancora aerobiche anche se avvizzite; il tutto permeato di una grande ed sconvolgente espressivita’, di cui si continuano a sentire le tensioni di arcaiche lotte…spesso fratricide. Il morente e’ semidisteso su una sorta di altare, sicuramente vittima di una guerra, ma sembra quasi che, prima di esalare l’ultimo respiro, stia compiendo un ultimo sobbalzo…un guizzo…un’ultima reazione alla sopraggiungente agonia…alla morte. L’attimo che precede una morte che lo condurra’ nell’eterno!…mentre e’ presente ed ancora vigile il suo scudo che sembra ancora proteggerlo prima del suo totale e definitivo decesso.
Moore ha avuto il suo momento di maggiore successo dopo la seconda guerra mondiale, restituendo cosi’, con la sua arte, la speranza alla gente oramai sgomenta, atterrita e disorientata…divenendo il segno e la forma di un nuovo futuro…un futuro scevro delle colpe passate.
Ho sempre apprezzato le sue sculture, dove la luce non e’ mai incidente ma armoniosamente sdrucciola, morbida, scivolosa…fu questa l’impressione che ne ebbi quando lo vidi per la prima volta ad Assisi…nel mistico spazio antistante la chiesa di San Francesco…avevo da poco compiuto in miei ventiquattro anni…era di sera inoltrata, ma ricordo ancora la luce che splendeva sulle arrotondate levigature delle sue opere…opere che mi ricordano i sassi che spesso sono solita raccogliere sulla riva del mare e che colleziono gelosamente, esponendoli in bella mostra nel mio piccolo, ma coloratissimo terrazzino, in cui adesso sto’ scrivendo; li osservo e, come nelle sculture di Moore, ne colgo le morbide forme che il tempio e le correnti hanno esercitato su di loro…”la materia ha la sua storia, ed e’ questa che la plasma, la costituisce in forma”. Bello cogliere il suo lirismo!
Per Moor, infatti e per concludere, “l’umanita’ non e’ ancora nata, ma nascera’…sta infatti faticosamente nascendo espressa da una materia che lievita…come il seme nella terra”.
Grazie per la vostra attenzione.
Che bello Marina!… Ero rimasto proprio emozionato nel vedere quella tensione in quell’ultimo sobbalzo!… Così magnificamente reso da Moore. Ti lascia il senso del “continuare” sino a che hai “fiato”… E quelle forme dove la testa è fuori proporzione ti fanno concentrare ancora di più sullo sforzo “fisico” del guerriero… Non avevo fatto caso al gioco di luce che accarezza l’opera… veramente notevole… Ancora grazie del tuo preziosissimo lavoro!
Grazie a te Marina per la tua esposizione!! Sempre affascinata!!
Gentilissima Daniela Ceppatelli…grazie di cuore!!!🌼🌸🌞🌸🌼
Oggi quasi me la perdo!!! In spagnolo SIN PALABRAS!!!
Bella vero Paula!!!
Gracias Paula Maria Debiasi…desde mi corazon!!!🌼🌸🌞🌸🌼